La nostra storia

La nostra storia è una bellissima favola nata dalla nostalgia dei canti degli zampognari che vagavano per le case in cerca di qualche offerta durante il periodo natalizio.

Tutto iniziò la notte di Natale del 1986, quando Gino con due amici decise di suonare per le vie di Miradolo Terme armati di un semplice tabarro e cappello accompagnati da un piffero e una fisarmonica. Quella notte vagarono per il paese meravigliando tutti cercando di non far svanire nelle pieghe del tempo quella magica atmosfera che, via via, si stava perdendo. Nessuno sapeva cosa sarebbe successo e dove avrebbe portato, ma quella stessa sera accadde qualcosa di speciale.

Gino passò sotto il balcone di un giovane uomo di nome Marco che, con in braccio la piccola figlia Mara, rimase rapito a tal punto che decise che dall’anno successivo si sarebbe unito a loro. Non fu il solo però. Il 1987 vide l ingresso di un altro storico componente del gruppo, Luigi, all epoca poco più che bambino. Da quel momento, si può dire che sono nati “I PEDRA”, i pastori erranti del ricordo antico.

Dopo la notte di Natale del 1986 nessuno sapeva dove avrebbero portato quelle musiche ma, si sa, quando la volontà e la passione si incontrano diventano un’onda travolgente.

Quel gruppetto improvvisato infatti è gradualmente cresciuto, è andato a scuola di musica aiutato dal maestro Walter che, affascinato dal loro entusiasmo, è diventato uno zampognaro lui stesso.

Ma I PEDRA non si sono fermati ad un semplice piffero e ad una fisarmonica.

Gino venne a conoscenza di ulteriori strumenti tra cui cornamuse, come il Baghet e pifferi, come le Diane strumento che ha originato una vera e propria evoluzione nel modo di suonare. Ma a Gino e agli zampognari questo non bastava. Imparare ed essere curiosi era normalità, ma serviva dinamismo. Lo spirito dello zampognaro, della persona che voleva portare gioia e sorrisi tra le persone rimaneva ma volevano farlo a modo loro.

Durante il periodo dei Baghet e delle Diane ci fu una rivoluzione in casa Pedra: l’arrivo della prima zampogna regalata da Augusto Martellosio nel 1990, una zampogna di Gerardo Gualtieri. Da quel momento sbocciò un amore incondizionato di Marco per la zampogna a cui Gino decise di accostare la ciaramella, strumento tipico di accompagnamento della zampogna stessa, comperata nel 1980 a Milano. Ed ecco che iniziarono le prime difficoltà: la ciaramella era ancora uno strumento rudimentale con molti problemi, primo fra tutti la difficoltà nell’accordarla. Il suono potente che sprigionava e il suo fascino immutato nel tempo però erano irrinunciabili.

Passarono gli anni e ci furono evoluzioni all’interno del gruppo: aumentarono i componenti e sopratutto la varietà strumentale. Grazie alla passione di Gino e Marco il gruppo migliorò moltissimo.

Marco imparò a cambiare le ance e ad accordare tutti gli strumenti del gruppo insegnandolo poi al piccolo Luigi ormai diventato uomo. Con gli anni entrarono a far parte del gruppo Gianlino, un bravissimo poeta e pluristrumentista, Luigi, Ercolino, Vittorio e molti altri.

La vera svolta però avvenne sul finire degli anni 90’ quando Gino e Marco sentirono un concerto di musica tradizionale catalana al Castello Sforzesco a Milano. Rimasero ben presto ammaliati da uno strumento con un’ancia più grossa del normale, simile ad una paletta. Quello strumento era la Gralla.

Quel suono rimase a lungo nelle loro orecchie e Gino continuava a pensare a quel particolare strumento che tanto lo aveva affascinato. Trovandosi a Barcellona per lavoro decise quindi di acquistare una gralla e ne rimase meravigliato. Rispetto alla ciaramella la gralla era nettamente superiore sotto ogni aspetto: suono, modulabilità, accordatura.

Sull’onda dell’entusiasmo Gino decise che doveva migliorare la ciaramella. Contattò un maestro liutaio catalano, Sans Cesc, per convincerlo, non senza fatica, a rinnovare la ciaramella migliorandola con i punti forti della gralla.

E così fu: la ciaramella nuova suonava e suona tutt’ora come nessun’altra ciaramella mai esistita. Come si direbbe al giorno d’oggi, è nata la “ciaramella 2.0”.